DEPRESSIONE

La DEPRESSIONE è una delle patologie più diffuse nella società occidentale ed è classificata tra i disturbi dell’umore in quanto compromette il tono affettivo in modo patologico. Può presentarsi assieme ad altri quadri clinici tra cui: disturbi d’ansia, disturbi dell’alimentazione, dipendenze, disturbi della personalità. Il Disturbo Depressivo Maggiore è caratterizzato da SINTOMI AFFETTIVI, COGNITIVI E COMPORTAMENTALI.

I SINTOMI AFFETTIVI possono includere tristezza profonda quotidiana non situazionale, ovvero non legata ad eventi specifici ed estesa a tutta la vita; senso di colpa; sentimenti di indegnità (sensazione di inadeguatezza o di non essere all’altezza); sensazioni croniche di vuoto, angoscia e solitudine.  I SINTOMI COGNITIVI riguardano perlopiù pensieri negativi o catastrofici (su di sé o sul futuro) e aspettative negative sugli altri (per esempio, la convinzione che le persone sono inaffidabili, o non disponibili). I SINTOMI COMPORTAMENTALI più comuni sono: perdita di interesse per le attività quotidiane (anedonia); stanchezza cronica e perdita di energie, aumento o diminuzione dell’appetito (iperfagia-ipofagia), scarsa cura di sé e del proprio aspetto fisico, alterazione del ritmo sonno-veglia.

Tra le cause della DEPRESSIONE sono rintracciabili sia cause ambientali, sia legate agli eventi di vita. Tra quelle ambientali, i fattori di rischio possono essere l’avere avuto un genitore depresso, una scarsa scolarizzazione e un basso status socio-economico. Nei fattori di rischio rientrano anche variabili individuali tra cui: tendenza all’autocritica, difficoltà a riconoscere e soddisfare i propri bisogni e scarsa autostima.

La ricerca scientifica (Cozolino, 2006) ha dimostrato che l’attenzione materna positiva, nei primi anni di vita, influenza il cervello sia diminuendo l’impatto su di esso di stress successivi (creando una specie di tampone biochimico protettivo attraverso un aumento del numero di recettori cortisolici), sia incrementando la crescita del cervello e lo sviluppo dei sistemi cerebrali che sostengono l’attaccamento, la regolazione affettiva e la capacità di problem-solving. Vi sarebbe dunque una correlazione positiva tra cure genitoriali positive e benessere psico-fisico. In particolare, chi ha ricevuto attenzioni positive e supportive, in età adulta è più capace di gestire lo stress e di auto-regolare le proprie emozioni intense rispetto a chi non ha ricevuto le stesse cure da neonato.

La DEPRESSIONE può, quindi, svilupparsi a partire da un’insufficiente quantità di carezze ricevute nell’infanzia. Con il termine carezza si intende una unità di riconoscimento, sia fisica che verbale: uno sguardo, una stretta di mano, un abbraccio ecc. Le carezze possono essere sia negative che positive. Quelle positive sono necessarie alla sopravvivenza, come scrive il terapeuta Eric Berne: “Senza carezze non si cammina a petto in fuori”. Osservando i corpi delle persone depresse, si notano spesso una spina dorsale incurvata, spalle chiuse e testa china.

In tali casi si parla anche di carattere orale in quanto questo tipo di fisicità si struttura nel primo anno di vita, quando l’eccitazione energetica del bambino è intorno alla bocca in termini di suzione, nutrizione, leccare e mordere per esplorare il mondo. I bisogni di questo periodo sono quelli di amore, calore, sia a livello fisico che emotivo. Il bambino chiede al genitore di adattarsi ai suoi bisogni “cambiami…nutrimi…tienimi…amami”. Si verificano problemi orali quando questi bisogni non vengono soddisfatti dall’ambiente. Il conflitto centrale della personalità depressa diventa dunque quello tra desiderio di essere amato e paura della delusione dall’altro. Il desiderio di amore mai soddisfatto si traduce nella soppressione di questo desiderio. Per esempio la persona potrebbe essere incapace di chiedere carezze quando ne ha bisogno, oppure potrebbe avere difficoltà a soddisfare i propri bisogni e darsi carezze quando le desidera. Altre persone potrebbero parlare tanto per attirare l’attenzione, che è un aspetto dell’amore. Sebbene ci sia entusiasmo nell’attirare l’attenzione, è difficile andare verso ciò che vogliono per paura della delusione.

La DEPRESSIONE è l’espressione di una fame cronica di carezze, che si traduce nel bisogno di ottenere quante più carezze possibili. I sintomi depressivi, di per sé, possono attirare l’attenzione delle altre persone, che diventano maggiormente presenti e disponibili proprio a causa del malessere della persona.

A livello terapeutico è importante fornire un ambiente accogliente e disponibile in cui la persona possa ricevere quelle attenzioni che le sono mancate, attraverso un’alleanza che comunichi a livello implicito messaggi come: “Ti vedo”, “Ci sei”, “Esisti”. La delusione per il bisogno di attaccamento mai soddisfatto, può essere riparata attraverso la relazione terapeutica che costituisce un posto sicuro in cui apprendere come prendersi nuovamente cura di sé e dove imparare permessi più funzionali per il benessere: poter pensare a sé stessi, potersi riposare, poter esprimere i propri bisogni, poter dire di no, poter manifestare la propria rabbia, poter soddisfare le proprie necessità.

Una mia paziente ha prodotto questo disegno che raffigura un fiore appassito (a rappresentare la mancanza di nutrimento affettivo durante la sua infanzia) che gradualmente si rialza e si raddrizza grazie a quel nutrimento e a quella cura di sé di cui è diventata più capace nel corso della sua terapia personale. Il movimento del fiore rappresenta, a livello simbolico, la sua evoluzione non solo nelle nostre sedute, ma anche nella sua vita.

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Dott.ssa Elisa Zobbi, Psicologa-Psicoterapeuta, Psicologi Reggio Emilia.